“Casa a Tre Pizzi” ha origini antichissime. Nasce agli inizi del ‘900 in una frazione di Somma Vesuviana (Rione Trieste) con la sola attività di cantina.
L’identità della cantina cambia con la gestione della signora Rosetta (terza generazione), o meglio conosciuta come “Zì Rosa”, cruciale per il successo di “Casa a Tre Pizzi”. Lei, infatti, ebbe l’intuizione di associare al buon vino pietanze appartenenti al vocabolario della tradizione napoletana. In particolare, la signora Rosetta era conosciuta per la cucina dello stoccafisso e del baccalà, essendo Somma Vesuviana il più grande paese Italiano produttore e importatore del merluzzo lavorato.
PURTROPPO, gli anni passano, le energie diminuiscono, e “Zì Rosa” non riesce più a sostenere i ritmi di una volta. Ragion per cui, decide di passare il bando della matassa alla quinta generazione, ai suoi nipoti Andrea e Mirko per l’attaccamento dimostrato alla “Casa a Tre Pizzi”.
Nonostante la loro dedizione durante l’adolescenza al business di famiglia, compiuta l’età maggiore, i due ragazzi decidono di fare esperienze estere intervallando studio e lavoro spostandosi tra Londra, Svizzera e Milano.
L’obiettivo della quinta generazione è di riprendere l’essenza viva, reale della “Casa a Tre Pizzi”, ma CONTESTAULIZZANDOLA.
Andrea e Mirko decidono di intraprendere questo percorso affiancandosi della figura di un altro giovane sommese figlio d’arte, lo Chef Francesco Sodano. Nonostante la Sua giovane età, vanta esperienze alla corte di Pierfranco Ferrara (Il Faro di Capo D’Orso), Oliver Glowing, Anthony Genovese (Il Pagliaccio), per poi spostarsi nella metropoli Londinese presso “Galvin at Windows” al London Hilton Park Lane, partecipando all’apertura del ristorante “Quattro Passi”, “Annabel’s” club a Mayfair, sino a diventare l’ Executive Chef di “Enoteca Turi”. L’amore per la propria terra conduce lo chef Sodano a tornare in patria e a sposare il progetto del ristorante “Casa a Tre Pizzi”.
I tre giovani ragazzi decidono di stabilirsi nella metropoli napoletana all’interno di una palazzina del ‘600 in Via Mergellina, 1A/B, precisamente “Largo Sermoneta”. Il locale segue in toto la filosofia della cucina: tradizione contestualizzata. Le pietre di tufo originali s’intervallano con parquet, divani in alcantara, tavoli in vetro, e lamina. Il locale è suddiviso in tre salette con una capienza massima di trentacinque coperti. Tra le quali, una può essere adibita come PDR (private dining room) consentendo di vivere le sinergie della cucina in prima persona avendo il “pass” a vista.