In lunga ed ardimentosa marcia verso Seul non ci sono solo valenti pizzaioli. Al loro fianco, nel competente ruolo di appassionati esperti del settore enogastronomico, alcune tra le penne più prestigiose del giornalismo. Piacevolmente gravoso il loro compito in fascia mattutina nel corso della finale di #pizzaUnesco. Essi difatti sono stati tra i membri di giuria. Giurati che hanno assaggiato 10 pizze fatte da altrettanti pizzaioli, onde poter individuare tra costoro il vincitore. Abbiamo raccolto le loro considerazioni, i loro pensieri, le loro suggestive ed argute riflessioni e ne sortisce un luminescente fil rouge: la precisa consapevolezza del momento aureo della pizza, la sensazione che la meta del riconoscimento Unesco sia finalmente vicina.
E che la pizza generi benefico fall-out ben oltre il suo ambito ce lo dice la giornalista Eleonora Cozzella: «Le pizze che abbiamo assaggiato sono state fatte da pizzaioli provenienti da tutto il mondo e ciò comporta un beneficio che non è soltanto di pertinenza del settore specifico bensì si amplia virtuosamente all’immagine di tutta la cucina italiana, non soltanto l’alta ristorazione. Insomma la pizza come ghiotto veicolo dei grandi prodotti del nostro agroalimentare».
 
E che il mestiere del pizzaiolo abbia in sé la magia dell’arte lo sottolinea la giornalista Fiammetta Fadda: «Questi pizzaioli eroici stanno portando nel mondo l’arte della pizza. La loro manualità è arte. Da un panetto fatto di acqua, farina e sale, ne fanno sortire un disco solare». Sull’importanza della componente creativa non disgiunta dalla padronanza delle tecniche si sofferma anche Enzo Vizzari, direttore delle Guide de L’Espresso: «Quanta creatività e quanta solida base tecnica da parte di questi pizzaioli. Tutte e dieci le pizze assaggiate sono risultate molto interessanti e tra esse, va detto, alcune proprio eccellenti».
Verso la nomina a patrimonio Unesco  Anche la critica promuove i pizzaiuoli