Francesca Marino, giornalista e biologa di professione, è una napoletana verace che ha ideato il contest#PizzaUnesco. La sua passione per questo cibo, conosciuto e amato urbi et orbi, affiancata da una notevole intraprendenza, l’ha portata a creare una competizione che celebra la “tonda” e allo stesso tempo sostiene la candidatura della nobile arte del pizzaiolo napoletano in lizza per diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
 bi Lei è la mente del contest internazionale #PizzaUnesco. Com’è nata l’idea?
F.M. Abbiamo pensato di creare qualcosa che andasse di là dal semplice appoggio alla candidatura Unesco dell’arte dei pizzaioli napoletani. Qualcosa di utile e divertente che, prima del nostro contest, non esisteva sul web. Si tratta, insomma, di una sana e sportiva competizione fra pizzaioli. Ci abbiamo provato per la prima volta l’anno passato e devo dire che, alla seconda edizione, sono molto soddisfatta.
bi Qual è l’obiettivo di questo contest?
F.M. Lo scopo è duplice: il primo è, appunto, sostenere la candidatura Unesco, il secondo è stimolare la creatività dei pizzaioli, sollecitandoli a creare pizze d’autore. Mi piace l’idea di far emergere professionalità e talento ma soprattutto persone, anche dei maestri, capaci di mettersi in gioco e, nel caso, in discussione. Degno rappresentante di queste qualità è stato Salvatore Grasso, titolare di una delle dieci pizzerie centenarie di Napoli, che nonostante la maturità e l’esperienza acclarata nel campo, non ha esitato a partecipare, gareggiando con altri nove giovanissimi finalisti provenienti da tutto il mondo.
bi Come si sono svolte le operazioni di registrazione a un contest dal respiro internazionale?
F.M. Ogni pizzaiolo ha creato un proprio profilo sul sito www.mysocialrecipe.com, la prima piattaforma al mondo di certificazione e deposito di ricette originali che ho fondato due anni fa. Ogni piazzaiolo ha registrato la propria “creazione”, compilando un form con tutte le informazioni relative alla preparazione, agli ingredienti, alla motivazione, ai prodotti utilizzati, il tutto corredato da foto. Le ricette sono state poi valutate da un’autorevole giuria, coordinata dal segretario Tommaso Esposito, presieduta da Enzo Vizzari e composta da Giorgio Calabrese, Fiammetta Fadda, Allan Bay, Eleonora Cozzella e Scott Wiener (vedi foto sotto). I giurati hanno scelto tramite una votazione matematica: i primi dieci hanno poi partecipato alla finale live svolta al Mulino Caputo e poi alla serata di premiazione di Palazzo Caracciolo.
bi In quanti si sono registrati e da quali Paesi del mondo si sono iscritti oltre all’Italia?
F.M. In due mesi di gara sul web sono pervenute 394 pizze originali da ben 232 pizzaioli al lavoro in 24 Paesi dei 5 Continenti tra cui Stati Uniti, Canada, Australia, Cina, Corea, Kenya, Russia, Kuwait, Cile, Argentina, Uruguay, Olanda, Marocco, Colombia, Norvegia, Belgio, Romania, Ungheria, Polonia, Austria e Grecia. È stato un vero e proprio boom che è andato di là dalle nostre aspettative e che ha fatto lavorare molto la giuria anche nei mesi estivi.
bi Questa è stata la II edizione: che cosa è cambiato rispetto a quella passata?
F.M. Intanto, i numeri della partecipazione sono più che triplicati e sono anche aumentate le menzioni speciali di pizze, che si erano distinte per alcune caratteristiche specifiche (compatibilità ambientale, rapporto con il territorio e altro ancora). Naturalmente è cambiata anche la giuria, cosa che accadrà ogni anno. Peraltro, il sostegno delle istituzioni – a partire dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – e quello degli sponsor, quest’anno è stato molto più forte. Ma, soprattutto, me lo lasci dire, è cambiata l’eco nazionale e internazionale del contest: la rassegna stampa è, infatti, una sorta di enciclopedia.
bi Il mestiere di fare la pizza è prevalentemente declinato al maschile: ci sono anche delle donne in questo mondo?
F.M. Certamente e ce ne sono tante. Questa è stata una delle altre differenze tra la prima e la seconda edizione, che ha visto una partecipazione femminile senza eguali in altre competizioni live. Certo, è ancora un mondo maschile, ma sta cambiando rapidamente. Nella fattispecie, si tratta di 28 pizzaiole, provenienti dall’estero e da tutta l’Italia: il loro coinvolgimento ha decretato ulteriormente un successo senza precedenti, cosa che dimostra l’importanza crescente delle donne anche in questo mondo.
bi A Napoli, il 14 novembre scorso si è radunata la community internazionale dei pizzaioli per la premiazione di quest’anno. Quante e quali sono risultate le migliori?
F.M. Dieci sono stati i finalisti: Giovanna Alberti (Melbourne) con ‘pizza Marina’, Gennaro Battiloro (Lucca) con ‘pizza Sensazioni’, Raffaele Bonetta (Napoli) con ‘pizza Ottospek’, Salvatore Grasso (Napoli) con ‘pizza 1916’, Ciro Iovine (New York) con ‘pizza Summer’, Vincenzo Onnembo (Rotterdam) con ‘pizza del Padron’, Francesco Pone (Napoli) con ‘pizza Terra Antica’, Carlo Sammarco (Napoli) con ‘pizza Fior di zucca e alici’, Clemente Valentino (Forlì) con ‘pizza Veggie’ e il vincitore Giuseppe Vitiello (Caserta) con ‘pizza Doppia’.
La “pizza del Padron” di Vincenzo Onnembo, Rotterdam
bi Fra qualche giorno, il 4 dicembre, a Seul, si saprà se l’arte del pizzaiolo napoletano potrà diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Quali sono le carte che giocheranno a favore di questo emblema del food italiano?
F.M. Sicuramente peserà molto il fatto che l’arte della pizza è davvero il simbolo identitario di una grandissima comunità.
#PIZZAUNESCO, UN CONTEST E UNA CANDIDATURA PER L’EMBLEMA DEL FOOD ITALIANO