“L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità Unesco”. Lo ha annunciato il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina su Twitter. “Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”, scrive.
Dopo 8 anni di negoziati internazionali, a Jeju, in Corea del Sud, voto unanime del Comitato di governo dell’Unesco per l’unica candidatura italiana, riconoscendo che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo.
Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale.
Soddisfazione per il riconoscimento Unesco ottenuto dai pizzaiuoli napoletani viene espresso da Sergio Miccù, presidente dell’associazione “Pizzaiuoli napoletani”, tra i promotori della richiesta del riconoscimento.
“Un lungo lavoro – dice Miccù dalla Corea dove ha atteso il verdetto del comitato di governo dell’Unesco – che l’associazione porta avanti da anni. Il riconoscimento corona un nostro sogno e un impegno costante”.
Sulla stessa linea d’onda Raffaele Biglietto: “Accogliamo con gioia la notizia del riconoscimento che da’ valore alla nostra scelta di organizzare a Napoli una fiera interamente dedicata al pizzaiuolo: Tuttopizza, che intende valorizzare tale figura per il suo aspetto culturale e l’indotto economico che è capace di generare”.
Per Attilio Albachiara, presidente dell’associazione “Mani D’oro” si tratta di “una grande soddisfazione per l’intera categoria”. “Auspichiamo – sottolinea – che dopo il riconoscimento Unesco possa anche nascere la figura professionale del pizzaiolo come mestiere ufficialmente riconosciuto visto che ad oggi siamo considerati degli chef”.
Infine Vincenzo Borrelli, vicepresidente sezione Turismo Unione Industriali, sottolinea come “il riconoscimento per l’arte dei pizzaiuoli quale patrimonio immateriale dell’umanità si aggiunge a quello della dieta Mediterranea. Con l’accademia che abbiamo promosso e che si chiama appunto Mediterranea, ci proponiamo di diffondere sempre più i valori culturali e gli aspetti tecnico-scientifici che la sottendono”.
Pizza per tutti a colazione e per il resto della mattinata, anche nella variante fritta, per celebrare l’ambito riconoscimento atteso dal 2010. Da Brandi, col titolare Eduardo Pagnani, si sono ritrovati Attilio Albachiara, presidente dell’associazione Mani d’Oro, Umberto Fornito, vicepresidente dell’Associazione pizzaiuoli napoletani, Raffaele Biglietto direttore di Tuttopizza e Vincenzo Borrelli, vicepresidente della sezione turismo dell’Unione Industriale. Con loro, seduti ai tavoli, i giovani di Coldiretti con le bandiere gialle dell’associazione mentre i pizzaioli sfornavano pizze su pizze. In seguito esibizione dei pizzaioli acrobatici nella monumentale piazza del Plebiscito.
Da Sorbillo invece sono confluiti i titolari di alcune delle pizzerie più note della città, da Antonio Starita a Enzo Coccia de “La Notizia”, fino a Ciro Oliva di “Concettina e i tre Santi”. Ai passanti è stata offerta una pizza “a portafoglio”. Tutti insieme, con loro anche i fratelli Gino e Toto Sorbillo, hanno atteso il verdetto notturno nella sede di Capodimonte dell’associazione “verace pizza napoletana”. Fino all’esplosione di gioia nel cuore della notte quando è arrivato l’annuncio dalla Corea che sanciva il riconoscimento dell’Unesco.
Mysocialrecipe sostiene la causa da due anni attraverso le due edizioni del contest internazionale #pizzaUnesco, coinvolgendo oltre 500 pizzaioli e pizzaiole da ogni parte del mondo, che hanno partecipato con più di 600 pizze, per tenere alta l’attenzione e fare sentire la loro voce anche da oltre oceano.
E così da oggi si parlerà di “Arte del pizzaiuolo napoletano” come di quell’insieme di segreti e gesti che i pizzaiuoli partenopei custodiscono e tramandano da secoli, un’arte antica che parte dalla preparazione e lievitazione dell’impasto, allo staglio dei panetti, allo schiaffeggiare il disco per stenderlo, fino alla cottura nell’apposito forno a legna con la bocca a mezzaluna.
Un’arte e un cibo che hanno conquistato il mondo: in testa tra gli amanti della pizza gli americani mentre in Europa primeggiano gli italiani. Da oggi l’arte dei pizzaioli napoletani diventa il settimo “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco” italiano insieme a la Dieta Mediterranea e allo Zibibbo di Pantelleria, segnale dell’attenzione sempre maggiore che si sta dando e si darà all’alimentazione, e infatti il 2018 sarà l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo.
Napoli sarà ufficialmente la patria della pizza, un cibo semplice che da sempre ha unito tutti e non è un caso se la creatività dei maestri pizzaiuoli napoletani ha reso un semplice disco bianco un cibo così straordinario pur nella sua semplicità.
Mysocialrecipe è già a lavoro per una terza edizione del contest finalmente non più per sostenere ma per festeggiare l’arte del pizzaiolo Patrimonio dell’Umanità.
Arte pizzaiuolo napoletano patrimonio Unesco